Spettacolo in programmazione
musiche di Alberto La Rocca
libretto di G. Nevio Zanivan
Orchestra e coro dell'I.C. Roncalli, Insegnanti della Scuola primaria e secondaria.
Le nostre più profonde radici culturali comprendono sicuramente la grande tradizione orale del mondo contadino, la mitologia antichissima che, passata di bocca in bocca, di falò in falò, di filò in filò, ha generato un mondo fantastico, nel quale si muovono creature che stanno a mezzo tra l’essere umano e le forze della natura. Molte di queste figure provengono addirittura da tradizioni sciamaniche che affondano nella preistoria, come è stato ampiamente illustrato da vari studiosi, primo fra tutti Ginzburg.
Quelle che sono ormai trattate come storielle banali, riferite a mondi scomparsi definitivamente, seppellite dalla televisioni, dalla rete, dai telefonini, dalla tecnologia, contengono in realtà il lungo cammino che il popolo delle Alpi ha percorso in migliaia di anni, racchiudono le spiegazioni a-scientifiche che la gente dava ai fenomeni che non riusciva a spiegare, accompagnando riti, religioni e pratiche magiche. La gente dei campi sapeva così di non essere sola di fronte alla natura, ma che assieme a loro abitavano creature misteriose, dotate di poteri magici, talvolta benigne, talvolta maligne, creature da rispettare e da temere, esseri portatori di progresso e orchi malvagi che distruggevano i campi e uccidevano i bimbi.
Le anguane, donne d’acqua, donne serpente, donne pesce, hanno ascendenze di nobilissima tradizione. Si riconoscono già figure assimilabili ad esse sia nelle descrizioni egiziane che in quelle mesopotamiche. Ma è nella tradizione greco-romana che appaiono ben delineate le ninfe e le sirene. In ambiente centroeuropeo e nella pedemontana veneta-friulana esse diventano le anguane, con connotazioni molto simili ma con una loro originalità altrettanto spiccata. Si possono chiamare Ondine in Germania, Melusine in Francia, Rusalki nei paesi slavi, Krivepete in Friuli.
Sono esseri che vivono nelle forre, nelle grotte, nelle foreste, vicino sempre all’acqua di stagni, laghetti, corsi d’acqua. Di giorno invisibili, perché si nascondono o prendono la forma di serpenti o anguille. Di notte diventano bellissime ragazze dai capelli rossi ed occhi verdi che fanno il bucato e stendono le lenzuola sui filari delle viti per farle asciugare alla luce della luna.
Gli uomini erano attirati dal canto melodioso e dalla loro raggiante bellezza e spesso finivano annegati. O stregati, ridotti alla schiavitù di un amore impossibile con l’anguana.
Le donne odiavano le anguane. Dare dell’anguana ad una ragazza equivaleva darle quasi della prostituta.
Secondo alcune leggende le anguane potevano sposare un umano, ma allora perdevano la loro immortalità. Quasi sempre l’anguana donava al suo sposo una grande prosperità, insegnando la tessitura, la maniera migliore per macinare il grano, la lievitazione del pane, la tecnica della produzione dei formaggi. Tremenda era la vendetta di un’anguana tradita: il marito fedifrago veniva abbandonato a sé stesso e tutto gli andava in malora; nel giro di pochi anni sarebbe morto nella più assoluta povertà e solitudine.
Nel sesto trattato del Liber de Nymphis Paracelso nel XVI secolo scrive che Dio ha creato gnomi, silfidi, ninfe e ondine per dare dei custodi alla natura, a tutte le cose che esistono nella natura. Gli gnomi custodiscono materie prime come l’oro, l’argento, il ferro. Anche gli spiriti del fuoco svolgono funzione di custodi perché tengono sotto controllo gli incendi. Le ondine-anguane custodiscono i grandi veri tesori della natura, che non sono né l’oro, né i diamanti, né… il petrolio, ma le acque. Per lui le anguane non hanno anima, quindi non possono andare in paradiso. A meno che non si sposino con un umano, diventando anch’esse umane e mortali.
La chiesa condannò questi spiriti nel Concilio di Trento, implicitamente ammettendo la loro esistenza.
Le anguane rimasero vive nella fantasia dei nostri nonni, per poi sparire per sempre nel mondo moderno.
Lo Singspiel “ANGUANE” che abbiamo presentato nel nostro Istituto Comprensivo Roncalli di Dueville, libretto del sottoscritto e musiche di Alberto La Rocca, vuole proprio raccontare la storia dell’incontro tra un’anguana ed un uomo, tra un mondo contadino ed un mondo magico che viene in soccorso dei contadini nel momento del bisogno e della capacità di questo mondo di scomparire, di ritornare nel buio delle grotte e delle foreste una volta adempiuto il proprio compito.
E’ una storia fatta di varie storie, raccolte da diversi autori tra la gente delle colline e della pedemontana veneta. Una sfida che è stata raccolta da alunni e docenti e che ha portato ad un risultato molto soddisfacente.
G. Nevio Zanivan
Lo spettacolo
La voglia di andare a recuperare per i nostri alunni una parte delle antiche leggende del mondo contadino ci ha spinti a creare questa storia, queste musiche, questi dialoghi, video e immagini, per uno spettacolo che è anche un viaggio nella memoria e nelle tradizioni quasi dimenticate delle popolazioni del nordest, soprattutto della fascia alpina e prealpina del Veneto. Le anguane sono personaggi affascinanti, talvolta benigni, talvolta malefici, che stanno a metà strada tra l'uomo e la natura. Le loro storie si avvicinano a quelle di tante altre donne-acqua dell'Europa: le sirene, le ninfe, le Ondine tedesche, le Melusine francesi. Un mondo nato tra foreste e specchi d'acqua, tra rocce e sorgenti. E il collegamento intimo tra la donna e l'acqua ha segnato tutta la storia dell'umanità.
Orchestra
Orchestra dell’Istituto Comprensivo Indirizzo Musicale
Maurizio Camarda (Violino), Gianluigi Lombardo (Sassofono), Alessia Mattiazzi (Chitarra), Andrea Bassan (Percussioni), Monica Vicari (flauti)
Direttore: Gianluigi Lombardo
Progetto Teatrale
Azioni sceniche
Nicoletta Rocchetto
Costumi
Beatrice Maderni, Antonietta Pisani, Elisa Salbego
Coreografie
Jessica Robusti
Scene video recitate
sceneggiatura di Nevio Zanivan, la regia di Stefano Barci
VIDEOGRAFICA
Antonio Leo con la collaborazione degli alunni dell’Istituto